COSÌ  LA FEDERAZIONE DI RAVENNA
SABATO 5 DICEMBRE 2020 ALL'ATTIVO REGIONALE DEL PARTITO
gli interventi di Francesco Pitrelli e Lorenzo Corelli

PITRELLI

I LIMITI DELLA SANITÀ
La pandemia da Coronavirus ha evidenziato tutti i problemi della sanità italiana, una sanità regionalizzata dopo la riforma del Titolo V che mostra importanti differenze, come fra Emilia-Romagna e Lombardia e fra nord e sud. Anche nella nostra Regione, che comunque si presenta fra le regioni al top nella sanità nazionale, c’è una mancanza di operatori sanitari, medici, infermieri, OSS. Non solo, però, mancano i lavoratori, mancano anche gli spazi, a causa della chiusura di reparti, ospedali e centri di primo soccorso. Infine, si rende necessario investire sulla medicina territoriale, medici di base, case della salute, ospedali di comunità e farmacie.

TRASPORTI
Il tema dei trasporti, diventato ormai centrale nell’opinione pubblica, deve essere affrontato con serietà e criterio. Importanti progetti sono quelli che riguardano la metropolitana di superficie lungo l’asse della via Emilia, lo sviluppo infrastrutturale della costa, in particolare la ferrovia di Ferrara-Ravenna-Rimini. Lungo la via Emilia, per evitare la saturazione del traffico ferroviario, sarebbe opportuno trovare una soluzione al servizio di Alta Velocità. È importante anche, per garantire un servizio il più capillare possibile, investire su infrastrutture e mezzi nelle tante linee secondarie della nostra Regione.
Anche il trasporto urbano deve diventare una priorità in tutte le città sopra i 50000 abitanti. In Provincia di Ravenna sono pochi gli investimenti da questo punto di vista, come nella maggior parte delle province dell’Emilia-Romagna. Vista anche la legge regionale che imporrebbe la chiusura dei centri storici alle auto, bisognerebbe puntare su nuove modalità di trasporto pubblico che garantiscano efficienza e capillarità.

DIGITALIZZAZIONE E LAVORO AGILE
Importante è la digitalizzazione della PA e di tutti i servizi ed è necessario continuare a incentivare i pagamenti con carta contro i contanti. I tempi attuali rendono anche fondamentale legiferare sul telelavoro, rendendolo quindi più agile e più conciliabile con la vita fuori dal lavoro.

GIOVANI
I giovani sono una delle categorie più colpite dalla crisi pandemica, sociale ed economica. È necessario investire su istruzione università e ricerca, ma anche in politiche del lavoro e abitative, per permettere alle nuove generazioni di avere più opportunità per il futuro.

CORELLI

Rendere di nuovo fecondo il campo Socialista
L’intelligenza delle cose è un esercizio necessario per rendere più probabile il conseguimento di un risultato, necessario e faticoso per studiare, conoscere e immergersi nei fenomeni, pronti a influenzarli, se non a determinarli, piuttosto che assecondarli pur di ottenere un facile, ma probabilmente fuggevole, consenso.
Tutto più difficile per noi, nello stato in cui ci troviamo, che non potremmo neppure trarre temporaneo vantaggio a cavalcare i fenomeni anziché cercare di indirizzarli.
Si individuano tre filoni:
-       il primo riguarda la storia e la sua analisi critica, capace di riconoscere meriti e colpe, i meriti per andarne orgogliosi, le colpe per accettarle come tali ed espungerle definitivamente. In ogni caso limitarsi a prendere da qui le mosse per guardare al futuro senza fantasticare che il passato ritorni. E, per quanto riguarda la sinistra nel suo complesso, confrontarsi apertamente sulla scissione di Livorno della quale nel 2021 ricorre il centenario;
-       il secondo concerne il modo in cui i socialisti possano tornare visibili. Probabilmente non bastano le tessere, la partecipazione alle competizioni elettorali, le parole d’ordine più o meno efficaci, più o meno ben canalizzate sui media e sui social. In ogni caso tutto questo è condizionato dal contesto e dalle risorse umane ed economiche delle diverse realtà;
-       il terzo ci interroga su come rendere di nuovo fecondo e più efficacemente visibile, il campo socialista. Si potrebbe far leva sull’uso dei luoghi dei quali ancora disponiamo, non per aprirli genericamente all’esterno, come più volte preconizzato, ma con attività che coinvolgano concretamente chi possiamo avvicinare sviluppando progetti concreti, soprattutto su tutto quanto tocca gli interessi delle nuove generazioni, la formazione culturale, il lavoro, senza chiedere la tessera.
Impariamo intanto a smettere di misurare il tasso di socialismo di chi nel socialismo si riconosce. Il socialismo è un campo largo ed è questa la sua forza in tutta Europa.
Come è noto, in Italia la sinistra nasce repubblicana, anarchica, socialista.
Il socialismo è quello che da fine ottocento fino al primo dopo guerra è stato capace di aggregare maggiori adesioni e consensi nel Paese da nord a sud. Sempre però diviso tra massimalisti e riformisti e da ultimo, dopo il 1917, comunisti.
Una forza quella Socialista e Socialdemocratica uscita preminente nella sinistra alle prime elezioni del secondo dopo guerra, ma pur sempre rilevante anche in seguito, nonostante la preminenza di quella Comunista, fino alla crisi e al tracollo del ‘92/’94.
Cercare ancora oggi, quando appartiene a tutti i socialisti la scelta riformista, distinzioni sulla base di diverse sensibilità personali, è obiettivamente assurdo. Sempre che, a forza di distinguere, ognuno di noi non voglia rimanere l’unico e ultimo dei socialisti.

Gli assetti istituzionali e la nostra Regione
Altri già propongono le macro Regioni, l’accorpamento dei minuscoli Comuni, il ripristino delle Province, magari anche esse più ampie – aggiungiamo - visto che il mezzo di trasporto non è più il cavallo.
Preferiamo dunque soffermarci sul fatto che in Italia c’è l’inflazione delle città Metropolitane che metropolitane non sono se si escludono - a essere generosi - Roma e, forse Milano e Napoli.
Basterebbe che le altre, o almeno quelle che ne hanno le caratteristiche – non certo Reggio Calabria! – diventassero Grandi Comuni incorporando quelli contermini come Municipi, per risolvere in un sol colpo anche la questione della elezione diretta dei consiglieri.
La pianura della nostra Regione è antropizzata e urbanizzata in modo diffuso, e attorno a Bologna i Comuni contermini sono spesso in pressoché totale continuità.
Sono le condizioni ideali per immaginare la realizzazione del grande Comune di Bologna, come pure la massima integrazione nei collegamenti est ovest e nord sud con una metropolitana di superficie.

LA FEDERAZIONE DI RAVENNA

SCEGLIERE IL CAMPO
Come si possa individuare il campo nel quale scegliere di stare è il prius della politica, e deve basarsi su molti aspetti, non ultimo il rispetto reciproco fra gli occupanti. Facile più a dirsi che a farsi, soprattutto se si proviene da diverse formazioni. È un equilibrio stretto tra la possibilità di continuare a rappresentare la propria essenza originaria e consentire che se ne sviluppi una nuova e condivisa, condivisa, non frutto di sopraffazione egemonica. Onde evitarla serve una autonoma attitudine all’elaborazione del pensiero, alla capacita di analisi, all’azione.
La prima regola perché ciò accada è l’equilibrio nella rappresentanza. Dunque non è attaccamento alle poltrone la ricerca di posizioni all’interno di un Partito, di una aggregazione, di una alleanza, ma lo strumento per consolidare nell’effettività quella comunione.
Se qualcuno viene meno a questo, statene certi che ci sarà rottura.
Questo equilibrio va innanzitutto cercato nel Partito, e quello socialista, come già detto, è concettualmente un campo largo, che non può non adattarsi alle concrete realtà in cui opera per non essere un’utopia o, peggio, occasione di una divisione senza costrutto. Al proposito, così Turati il 17 febbraio 1920 in una lettera ad Anna Kuliscioff: Quanto sarebbe prezioso per noi questo momento storico, e quale delitto politico vi sia nel vivere così alla deriva, tra una rivoluzione che non si fa e una riforma che non si tenta, gli uni cercando gli alibi negli altri per giustificare il proprio bullismo, e viceversa. Dunque solo Turati, Matteotti con lui e il loro piccolo PSU avevano capito come sarebbe andata a finire con la iattura della scissione comunista voluta da Mosca, che divideva il Partito mentre il fascismo montava. Ancora una volta vento di divisione - come alle origini con gli anarchici - responsabilità dei socialisti, ma soprattutto dei comunisti.

ALLEANZE
Non si intende certo affrontare la ben più modesta questione odierna delle alleanze scomodando la grande storia, e però essa ci ammaestra sul fatto che non è a dividere il campo della sinistra che ci si rafforza, nei noi, né gli altri. Dunque si riguarderà a ciò che è possibile fare nell’ambito della sinistra nel migliore dei modi in un dato contesto.
Nei comuni sotto i 15.000 abitanti, dove vige il maggioritario stretto, ci siamo presentati in coalizione di centro sinistra a Conselice, Fusignano e Russi, eleggendo un consigliere/assessore a Fusignano e un consigliere a Russi.
Nei comuni sopra i 15.000 abitanti non siamo (stati) in grado di presentarci in alcun modo a Cervia, a Bagnacavallo ci siamo presentati con Bagnacavallo Civica una lista europeista di popolari, repubblicani e socialisti che ha ottenuto una assessore, a Lugo Sinistra per Lugo recante il nostro simbolo oltre a quello dell’associazione Partecipazione Sociale che ha ottenuto anch’essa un assessore, a Faenza, infine, con Faenza Coraggiosa che ha eletto due consiglieri e ottenuto un assessore. A Bagnacavallo, Lugo e Faenza, nessuno dei consiglieri e assessori appartiene alla componente socialista.
A Ravenna che voterà la primavera prossima, nel 2016 ci eravamo presentati con Ravenna In Comune a sinistra e fuori dalla coalizione di centro sinistra. Poi, nel 2018 abbiamo aderito politicamente alla maggioranza di centro sinistra tramite la lista civica Ama Ravenna. Anche se – volendo schematizzare – riteniamo che il nostro campo naturale sia alla sinistra del Pd nell’ambito della coalizione di centro sinistra, ciò non di meno dobbiamo sentirci liberi di valutare ogni aspetto di possibile nostra partecipazione ad una liste elettorale della coalizione.
Si dovrà esaminare quale possa essere il nostro apporto circa la qualità delle candidature che potremo esprimere anche in termini di potenziale elettorale, la maggiore o minore considerazione del nostro ruolo, la chiarezza dei rapporti politici, atteso che quelli programmatici di base saranno gioco forza comuni alla coalizione.

CONCLUSIONI
Ancora non sappiamo se la pandemia ci darà il tempo, prima della tornata elettorale amministrativa di maggio, di sperimentare almeno in nuce quell’uso dei luoghi dei quali disponiamo di cui si diceva, per creare nuove forme di aggregazione, di modi di elaborazione del pensiero e dell’agire nella società.
Il rischio invece è che si venga all’improvviso precipitati in una abborracciata campagna elettorale

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