IL N. 4 - APRILE 2023 - DE il Punt(leggi/scarica qui) 

IN PRIMA PAGINA DI QUESTO NUMERO

 I regimi fascisti europei consegnarono i propri concittadini ai carnefici nazisti. Nazisti e fascisti si macchiarono di un crimine che non può conoscere oblio, né può essere ammesso nessun cedimento alle manifestazioni di intolleranza e di violenza, nessun arretramento nella tutela dei diritti e delle libertà fondamentali, fondamento del nostro convivere pacifico. L’odio, il pregiudizio, il razzismo, l’estremismo e l’indifferenza, il delirio e la volontà di potenza sono in agguato. La memoria dell'Olocausto rimane un monito perenne che non può essere evaso.

Il Presidente della Repubblica Mattarella in visita al campo di sterminio di Auschwitz

IL SACRIFICIO DI CHI FECE LA RESISTENZA

La strage delle fosse Ardeatine  segna la memoria e l'identità di Roma. Il ricordo esce sulle colonne de l'Avanti!  il 19 agosto 1944, cinque mesi dopo la strage, a due mesi e mezzo dall'ingresso delle truppe alleate nel perimetro cittadino. Una delle vittime fu il giovane partigiano militante socialista Giuseppe Lo Presti espressione di una leva in ascesa che aveva attraversato il fascismo con la consapevolezza di doversi distaccare dalle forme del regime. Dopo l'armistizio prese fattivamente parte alla guerra di liberazione. Catturato il 13 marzo 1944, venne lungamente torturato ma resistette stoicamente alle sevizie salvando così la vita a numerosi suoi compagni, dieci giorni dopo l'arresto fu ucciso nell'eccidio delle fosse Ardeatine nelle dinamiche della rappresaglia nazifascista per i morti di via Rasella. Lopresti ha appena 25 anni, diverrà il simbolo di una giovane vita spezzata per la lotta di Resistenza senza se e senza ma. Gli verrà conferita la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.
“Le donne partigiane ebbero un ruolo molto importante nella resistenza, seppero essere parte essenziale e letteralmente costituente del  processo di rinascita nazionale”. Liliana Segre.
Furono moltissime le partigiane che misero in gioco la loro vita per liberare l'Italia dal nazifascismo, il loro contributo pur se molto meno noto di quello maschile - poche di loro ricevettero riconoscimenti ufficiali -  fu fondamentale per la Liberazione del nostro Paese. Sono rose, fiorirannolo slogan utilizzato per l'iniziativa nazionale organizzata in occasione delle celebrazioni del 25 aprile che ha visto coinvolti i comitati provinciali e le sezioni dell'Associazione dei partigiani con la grande partecipazione di cittadine e cittadini.
È stata deposta una rosa in ogni luogo del martirio delle antifasciste e delle partigiane torturate o uccise, una luce accesa sul sacrificio di tante donne e uomini da cui sono nate la Repubblica e la Costituzione. Un gesto per affermare che ciò che è stato seminato da coloro che hanno combattuto per la libertà può ancora prosperare e servire da ispirazione per il futuro, non dimenticando mai la storia passata.
Settantamila furono le attiviste organizzate nei Gruppi di difesa della donna, trentacinquemila le combattenti, circa mille persero la vita e più di settemila vennero deportate o arrestate in patria. Quanto ai ruoli ricoperti, il più comune fu quello di staffette: sfidavano il fuoco nemico per portare preziosi documenti e importanti informazioni alle unità partigiane. Si dedicavano inoltre alla cura e al ricovero dei feriti, svolgevano perlustrazioni e rifornivano i partigiani di armi, vestiti e viveri. Molte svolsero attività di propaganda anti-nazista, organizzarono manifestazioni e scioperi, pianificarono sabotaggi e reperirono fondi, ciò permise loro di emergere socialmente e diventare soggetto politico tanto da ottenere il diritto di voto con il decreto legislativo del primo febbraio 1945. Le donne italiane votarono così per la prima volta il 2 giugno 1946 in occasione del referendum per la scelta tra monarchia e Repubblica.
La lotta di resistenza dei tanti e delle tante, tra i quali giovani e giovanissime, che combatterono nei mesi cruciali della guerra civile contro il fascismo deve essere un monito: non lasciare che il sacrificio della loro vita possa andare perduto o cancellato perché nessuno delle partigiane e dei partigiani sia morto invano. Il numero degli uomini e donne impegnate nella lotta partigiana è stato stimato attorno alle 240.000 unità, a ognuno di loro dobbiamo la fondazione della nostra Repubblica che sancì la nascita dell’Italia democratica e antifascista.