E SE PER ESSERE CONCRETI SERVISSE “FILOSOFARE”?

Primum vivere deinde philosophari, cioè prima (si pensi a) vivere, poi (a) fare della filosofia, è l’antica formula latina con la quale si richiama alla concretezza per affrontare l’urgenza delle situazioni più gravi, senza troppo “pensarci su”. Ma se pensarci su servisse a rendere più efficace l’agire, dotandolo di basi metodologiche più solide?L’attuale emergenza sta esaltando al massimo i guasti che l’illimitata diffusione nell’uso dei social e il martellante bombardamento dei media può produrre sulla qualità della politica e dell’informazione, trascinando con sé la compatibilità delle regole della democrazia con la risoluzione dei problemi. Ognuno, ma proprio tutti, persino fior fiore di giornalisti e leader politici, sputa sentenze, accusa i decisori di inettitudine. Vorrei vedere tutti costoro, messi a decidere, come se la caverebbero!
Alla fine potrebbe frullarci in testa che la regola aurea della democrazia, secondo la quale basta essere maggiorenni per avere diritto di voto, così come ogni altro diritto, sia un problema. Vacilla la convinzione che l’influenza del singolo sull’opinione generale sia staticamente poco rilevante nel distorcere la qualità del risultato, poiché mediato nei grandi numeri. Come dire che più il campione è ampio più l’opinione prevalente è “buoma e giusta”. Siamo sicuri? Si, ma solo ad alcune condizioni, più istruzione e più educazione civica, innanzitutto. Ma anche riconoscere che, con il crescere della complessità del governo delle cose del mondo, l’intreccio tra chi esercita la rappresentanza e i saperi indispensabili a concretizzare, dunque primum vivere, gli obiettivi dei Parlamenti, è indispensabile ed è pure cosa buona e giusta.
Riuscite a immaginare chi altri se non i “famosi vituperati burocrati”, ovvero quelli tra loro più competenti, avrebbe da ultimo potuto stabilire i meccanismi del nuovo intervento della BCE e altre misure altrettanto complesse?
L’Europa è anche tutto questo, una democrazia pienamente rappresentativa e illuminata da una grande tradizione di saperi eccellenti, come nessun altro nel mondo. Basterebbe ce ne rendessimo tutti conto.
Se no non ci resta che metterci nelle mani di chi sembra propenso a credere che gli europei non abbiano bisogno dell’Europa.

20.03.2020 Lorenzo Corelli

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