è uscito il numero di marzo 2020 de il puntO (scaricalo e leggilo qui)

da questo numero

SUL CORONAVIRUS MORIRÀ O RINASCERÀ L’EUROPA
L’emergenza coronavirus rischia di mettere in ginocchio la situazione sanitaria ed economica in Europa, il vero timore sono le possibili ripercussioni sull’economia dell’Eurozona e per lo spettro di una recessione che si fa sempre più minacciosa. Tutto ciò sta attirando l’attenzione del mondo sul vecchio continente e sulla sua capacità di gestire tale  emergenza. Al di là dell’approccio scientifico, il tema politico che si ripropone con forza è se l’Unione Europea saprà far scattare meccanismi solidaristici in grado di sostenere i Paesi membri e di rilanciare economie che rischiano di essere messe in ginocchio dal dilagare del contagio, dalla paura e dalla psicosi collettiva legata al crescente numero di malati e morti. A Bruxelles continuano a ripetere che nei confronti dell’Italia, epicentro dell’emergenza, c’è solidarietà e disponibilità e pare difficile immaginare che i governi solitamente più rigidi sul fronte dei conti pubblici questa volta si mettano di traverso. Se però i leader europei, da sempre interessati a misure che privilegiano i loro elettorati, non coglieranno l’occasione della minaccia del virus per mostrare ai propri cittadini e alle proprie imprese il volto buono dell’Europa, quello della solidarietà, viene effettivamente da chiedersi a cosa serva Bruxelles. l’Europa fino ad oggi si è mostrata quasi invisibile davanti all’emergenza sanitaria e si è trincerata dietro le competenze nazionali. La sfida è molto più grande della scoperta di un vaccino o della sconfitta di un virus. In ballo c’è la sopravvivenza stessa dell’Unione Europea così come l’abbiamo conosciuta. “Di fronte alle conseguenze economiche del coronavirus, lavorerò perché l’Unione europea coordini la risposta e usi gli strumenti necessari contro i rischi per la crescita e il lavoro”, ha affermato Paolo Gentiloni, commissario all’Economia che si sta muovendo  per cercare di contrastarne la frenata, ovviamente  non soltanto in Italia. Fonti Ue spiegano che “In questa fase non è in agenda nessun maxi-piano che preveda un accordo su politiche precise da prendere a livello europeo. Quello, semmai, sarà il passo successivo”. Le stesse fonti spiegano che gli incontri servono soprattutto per “condividere le valutazioni sulla situazione economico-finanziaria e per coordinare le azioni tra i governi nell’immediato”. Ma molte differenze stanno caratterizzando l’approccio dei diversi Stati, non esiste un modello unitario e i sistemi sanitari sono così eterogenei che evidenziano quanto il percorso verso una autentica Unione Europea, non solo monetaria, ma almeno culturale, sia quanto mai impervio. Serve invece un coordinamento europeo sia nell’igiene e profilassi sia nel sostegno alle attività economiche. Se l’Europa riuscirà a superare gli stringenti vincoli di bilancio forse sarà possibile programmare aiuti e investimenti in grado di restituire respiro ad economie asfittiche e ai Paesi in difficoltà. La risposta europea dovrà significare la capacità di risolvere in chiave politica una situazione potenzialmente deflagrante, non solo per una probabile recessione che interesserà non solo il nostro Paese, ma anche perché l’UE ha forse l’ultima chance per dare un segnale di concretezza di una soluzione che avrà il valore di un’ancora di salvezza. E se il governo italiano saprà concordare con le istituzioni europee un piano serio di emergenza, che riguardi il rilancio dell’economia attraverso investimenti mirati, primi fra tutti sanità e ricerca, saranno argomenti per superare le diffidenze e le critiche degli euroscettici e degli ultrasovranisti. Le regole europee consentono flessibilità extra per gli eventi eccezionali ma è fondamentale escludere dal Patto di stabilità gli investimenti connessi al rafforzamento delle strutture sanitarie.

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